Riforma lavoro

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Riforma delle norme in materia di occupazione, all’indomani del passaggio in Commissione. Il Segretario al Lavoro Lonfernini difende la qualità delle norme introdotte, rilancia le sfide aperte e chiede un nuovo paradigma per un futuro sostenibile

“Mi piace tutto e mi piaceva tutto della legge che avevamo presentato. Poi alcune dinamiche hanno fatto sì che dovessimo intervenire più con una logica di sistema, che continuare a portare avanti buone idee e il valore di buone idee del progetto di legge”.

Così il Segretario al Lavoro, Teodoro Lonfernini, che sulla riforma delle norme in materia di occupazione si dice “soddisfatto”, ma a metà. Nel difendere comunque la qualità dell’impianto della legge, che è all’attenzione delle parti da oltre un anno, ma è un obiettivo politico assunto dalla Segreteria da inizio legislatura. Si è dovuto procedere per step, scorporando gli obiettivi tramite decreti – da quello sulle assunzione dei frontalieri a quello incentivi, che hanno comunque portato al risultato storico di una disoccupazione sotto il il 3%, – dice – mettendo in rilievo le novità.

Un testo unico che comprende e riordina tutte le norme relative all’ingresso nel mondo del lavoro e tutte le fattispecie di rapporti lavorativi. Nasce il servizio di assistenza e selezione del personale, in aiuto alle aziende, fermo restando la funzione pubblica di monopolio dell’Ufficio per le Politiche Attive del Lavoro; apertura anche per i frontalieri al part-time, dando tutela a tutti i lavoratori senza discriminazioni; semplificazione delle procedure per variazioni di orario, straordinari e trasferimenti. “Elemento di novità e di civiltà” – dice ancora – la regolamentazione di una serie di rapporti di lavoro atipici, dal lavoro per i pensionati a quello che dei care-giver. Dignità del lavoro, con regole certe per i Contratti a progetto, ponendo limiti all’istituto.

“Non mi soddisfa pienamente, non tutto è stato raggiunto. Una buona parte la abbiamo dovuta rinviare, proprio per rispondere a delle necessità di sistema, che richiedono ancora tempo. Non ci fermeremo. Continueremo, da domani, a insistere sulla bontà di quelle idee, con una logica sicuramente rinnovata, mettendo al tavolo anche le altre parti sociali. Non ci siamo chiamati fuori dalle responsabilità, anzi, chiamiamo altri all’interno di quelle responsabilità”.

Replica a chi critica troppa decretazione: “strumenti legittimi” – dice -, più funzionali quando si normano aspetti amministrativi ed operativi. E guarda avanti, in particolare al decreto promesso entro giugno 2023 e deciso su accordo con parti sociali e datoriali, sulla revisione del tempo determinato, dei distacchi, del lavoro temporaneo. E altre sfide aperte: il lavoro dei minori, il progetto di legge sull’inclusione lavorativa, il nuovo Ufficio delle Politiche Attive e del Lavoro, un nuovo assetto per il CFP. Guarda al momento storico di un Paese pronto alla mobilitazione, al quale chiede invece di assumere un nuovo paradigma, verso un futuro sostenibile, nel replicare ai sindacati quando parlano di una riforma inutile, in un contesto vicino alla piena occupazione.

“Un provvedimento di ammodernamento, di integrazione, di miglioramento non è mai da ritenersi inutile. E questo un po’ mi meraviglia da parte di chi deve svolgere funzione di tutela dei lavoratori”.

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TEODORO LONFERNINI